L’anonimato violato di TOR

Miliardi di persone usano giornalmente internet, ma sono poche quelle a conoscenza del suo lato oscuro, il deep web,nel quale sono presenti siti che gestiscono business illegali (dalla vendita di account rubati alla clonazione di carte di credito) e al quale tutti possono accedere tramite “Tor”. Questo è un software che rende chi lo utilizza invisibile, poichè nasconde l’indirizzo IP del computer tramite la crittografia a strati, da qui il nome scelto che sta per “The Onion Router”. Infatti grazie a Tor l’utente si collega al sito che vuole visitare passando però da una serie di altri server che fungono da router e cifrano la comunicazione.

foto presa da newsbitcoin.it

Tuttavia, dal 30 Gennaio al 4 Luglio 2014, Tor è stato colpito da attacchi da parte dell’FBI che miravano a togliere l’anonimato. Il bersaglio dell’attacco non sono state solo le persone che hanno utilizzato il software per la navigazione anonima, ma anche chi creava e gestiva siti web e servizi online in maniera anonima. Le persone a rischio infatti erano quelle che visitavano i siti che erano stati precedentemente compromessi, ovvero quei siti che incorporavano nel loro codice il payload.
Il payload è un tipo di shellcode, ovvero un piccolo pezzo di codice, che sfrutta una vulnerabilità del software per lanciare un command shell dal pc infetto ed eseguire determinate funzioni. Questo payload, chiamato magneto, si avviava in un pezzo non mappato di memoria e mandava comandi ARP all’host e in seguito si connetteva tramite una semplice richiesta HTTP a un indirizzo localizzato in Virginia USA. Questa richiesta avveniva al di fuori di TOR, in maniera tale da esporre, oltre l’indirizzo MAC, l’IP del computer.

Sullo smascheramento delle identità di persone che fanno uso di software come TOR però si sono create due correnti di pensiero diverse. Una da più peso all’aspetto negativo che deriva dal fatto di concedere l’anonimato e si schiera a favore di questi metodi per rivelare l’identità di chi naviga su tali software, come per esempio la Russia che è arrivata a offrire 3,9 milioni di rubli a chiunque trovasse un modo per togliere l’anonimato agli utenti del sistema. L’altra corrente di pensiero, della quale fa parte anche il movimento “Anonymous”, crede sia necessario avere un modo per restare invisibili sulla rete poichè questi sistemi sono usati anche da attivisti politici che si trovano in paesi in cui vige una forte censura e quindi l’anonimato gli permette di non essere rintracciati dai loro governi.

fonti[ilsole24ore.com , ibtimes.com]

Eugenio Corso

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